Diario di bordo di un matematico (?) in Erasmus nel cuore d'Europa

3.11.10

Ruhr / Zeche Zollverein




Sfruttando il fine settimana lungo grazie a Ognissanti (e ringraziando per questo che il Nordrhein-Westfalen è un Land cattolico), si prospettava un'ottima occasione per esplorare un po' bene i dintorni. Dopo aver scartato l'opzione di gite lunghe (solo rimandate, però), la scelta è caduta sulla Ruhr.


La Ruhr è la zona industriale per eccellenza della Germania, un enorme conglomerato urbano con 5/6 milioni di abitanti attorno al fiume Ruhr, un affluente del Reno che attraversa un territorio ricchissimo di carbone, causa dell'esplosione demografica da metà '800 in poi. Verso gli anni '80 molti impianti sono stati dismessi, abbattuti o riconvertiti, e la regione si è velocemente trasformata in un polo commerciale e di servizi, nonché centro di architettura moderna, ma la sua importanza non è diminuita: resta sede di più di metà delle imprese dell'acciaio e non solo del paese (come la Thyssen e la Krupp, fondate qua); tre miniere di carbone restano attive (su cinque della Germania). Nel 2010 è anche una delle tre capitali culturali d'Europa assieme a Pécs (Ungheria) e Istanbul.
Insomma, il primo pensiero che ci si può fare nonostante tutto è quello di un'enorme distesa grigia di casermoni in un'atmosfera abbastanza deprimente... ma non è così! E quindi via con fiducia verso Essen, il capoluogo della Ruhr, per un po' di sana archeologia industriale!

Problemi di orientamento
L'orario di partenza è a dir poco antelucano: si pensi, il treno per Oberhausen (cambio) parte da Bonn addirittura alle 9:01. Questo è un buon motivo per arrivare al pelo, ma ce la facciamo e almeno io e gli altri matematici Antonio, Michele e la Carla siamo a bordo. Già prima del via abbiamo perso un amico residente a Tannenbusch e, poiché non è comparsa, diamo per dispersa anche la Sarah. Facendoci coraggio, andiamo avanti. Sennonché, effettuando un piccolo cambio di programma facendo scalo a Colonia, apprendiamo che la suddetta Sarah assieme a due altre compagne a sorpresa è invece riuscita ad acchiappare il treno e sta proseguendo su di esso. Cerchiamo di darci appuntamento a Essen (di mezzo per loro ci sarebbe un cambio a Oberhausen, invece noi arriveremo diretti) mentre nuotiamo in mezzo alle masse di persone in agguato che dalla banchina assaltano il nostro ex-treno (verosimilmente diretti all'aeroporto di Düsseldorf), ma sentiamo che l'entropia organizzativa avanza inesorabile. Un gran casino, tanto per iniziare, e decidiamo di consolarci con un saggio pensiero (tratto dalle Schlagfertige):

Die Ordnung ist die Lust der Vernunft, aber die Unordnung ist die Wonne der Phantasie.

L'ordine è il piacere della ragione, ma il disordine è la delizia della fantasia.

Claudel

Grazie, Schlagfertige Definitionen. Insomma, con molta fantasia alla fine il treno (il nostro) arriva alla fatidica meta: Essen! 

Foto serale dalla stazione (si ringrazia Antonio per la collaborazione)

Certo che presentarsi come la città delle compere (Die Einkaufsstadt) sembra vanificare un po' le loro ambizioni più alte... Potremmo malignare che in città non c'è altro da fare, ma ci fidiamo della guida Touring e andiamo avanti, puntando alla cattedrale e guardandoci attorno.

Fontanella

Tre ignoti lungo la via principale

L'antica (davvero) cattedrale

Una piazza. In sostanza la fine del centro.

Il municipio in fondo

Scultura dedicata a Mandela

Le giostre!

Il piazzone principale

Sempre la cattedrale da una pseudopiazza laterale

La città (500 000+ abitanti) sembra svilupparsi unicamente attorno al vialone principale e a un piazzone, e l'impressione personale è quella di una città difficile, cioè non facilmente digeribile, cioè con questi palazzoni cubici e severi, cioè con un suo eventuale charme tutto suo, cioè una di quelle città belle quando splende il sole, cioè, insomma, un po' tanto bruttina. 
Mentre l'apprezziamo, riceviamo una telefonata dalla Sarah che con le altre è andata a infognarsi al capolinea del treno (Emmerich), quindi proviamo a metterci d'accordo per trovarci allo Zeche Zollverein. Dopodiché mi si scarica il cellulare, e so improvvisamente con certezza che non le rivedremo più (per oggi).

Ma infine entriamo nella cattedrale (fondata nel IX secolo, poi rimodellata), bisogna dire sistemata in modo da essere il meno appariscente possibile (non che farebbe male alla città mostrarla)...


Le vetrate sono gialle e blu
La Goldene Madonna, del 1100/1200, prima raffigurazione tridimensionale
Candelabrone dell'anno 1000!


Chiostro

L'"anticamera" della cattedrale

All'interno l'atmosfera è pacifica e ci si sente lontani dalla cittadona fuori. La visita della camera del tesoro è un po' deludente: ci sono tanti crocioni dorati (qui Antonio mi correggerebbe dicendo "croci processionali" e "ostensori", ma sempre crocioni sono) e un evangeliario pregevoli, ma il Touring deve avere un debole per l'arte sacra e regala le due stelline (su due) troppo facilmente. Grande stupore suscita la scoperta che qui è conservato uno dei chiodi della vera croce...

Ma ora, solo ora, dopo la breve introduzione cittadina, arriva il pezzo forte della giornata: la Zeche Zollverein, l'ex più grande impianto del mondo di estrazione del carbone!!! Un unico enorme complesso industriale ora riadattato per i visitatori. Pieni di aspettativa, ci tuffiamo nella psichedelica metro di Essen.



Un ambiente molto cool
E infine, ecco che, dal nostro tram/metro, appare essa, la Zeche, in tutta la sua possenza.



Evvai! Un altro!
Ecco la torre di estrazione dello Schacht 12, la fossa 12, alta 56 metri e posta come simbolo della potenza della compagnia che commissionò la costruzione di questo impianto. Esso consisteva in origine di varie zone di estrazione di carbone dislocate nella regione circostante, avviate attorno al 1832 e cresciute sempre più di stazza e numero, fino a che, negli anni '20/'30, non si decise di creare un centro in cui confluisse tutto il carbone e la sua successiva lavorazione. I padroni dell'industria volevano così mostrare la loro potenza al mondo e diventare i più grandi estrattori in assoluto, scalzando un'altra compagnia statunitense; e ce la fecero. Al massimo dell'attività estraevano 12000 tonnellate al giorno, senza parlare di tutti i detriti inclusi nel processo, e si calcola che ciò, ripetuto per parecchi anni fino a metà degli '80, abbia fatto scendere il livello del terreno di 21 metri (così disse la guida).  La fossa principale arriva a una profondità di 1046 metri.
Il piazzale all'ingresso era puramente dimostrativo: i cancelli non sono mai stati aperti, gli operai e la logistica avevano entrate e uscite secondarie e addirittura era proibito camminare in questo spazio, pena il licenziamento!!!
E ora, per la nostra gioia, è un patrimonio Unesco (continua la caccia)!



Non sembra di stare in un vecchio videogioco sparatutto?



L'impianto di lavaggio del carbone




Gli edifici sono massicci e squadrati. Sentendo i numeri che sciorina la guida, immaginandosi i macchinari infernali al lavoro e impersonandosi negli operai, in questa giornata plumbea adatta per una visita industriale, l'insieme incute un po' di timore e anche ansia. Ci spostiamo verso torri di estrazione secondarie, poi facciamo un giro all'interno del centro di smistamento.



Schacht 1/2/8
 
Per muovere i cavi e le gabbie di trasporto della torre


Posto di comando


Binari di smistamento



Dentro il processo continua...

La grande sala dove si svuotavano i carrelli

Le dimensioni e l'ambiente sono impressionanti, la visita è avvincente. Neanche un gruppo di soliti truzzetti italiani riesce a distoglierci dall'attenzione... Ora ci manca di andare a vedere il panorama!

Si sale. Hanno stile, nella Ruhr.

Per le foto successive si ringrazia per la collaborazione la macchinetta di Antonio, dato che la mia, seguendo l'esempio del cellulare, si è scaricata. No comment.









E infine, qualche foto ricordo.


Ciao, mamma! E ora, licenziatemi pure!

I colpevoli
E giunse il momento di tornare a casa. Nessuna traccia della Sarah e delle altre disperse. Le rivedremo mai? E qui, cara mia Deutsche Bahn (ferrovie tedesche), dobbiamo essere un po' critici con te. Già qualche altra volta tornando da Colonia avevamo beccato 20 minuti di ritardo su un treno, e altri ritardi non si erano fatti mancare. Ma questa volta, mentre ammiravamo un bellissimo tramonto allorché il cielo andava schiarendosi, abbiamo appreso dagli annunci (i tabelloni erano guasti) prima che il nostro treno aveva un ritardo di un quarto d'ora, e poi che era soppresso e che dovevamo salire sull'intercity, a sua volta in ritardo di più di 50 minuti e quindi stipato all'inverosimile. Il ritorno non è stato molto rilassante. Eh no, DB, non si fa così. Non vorrei mai paragonarti alle ferrovie italiane, ma se vai avanti così...

Ma i viaggi per la Ruhr non finiscono qua!

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