Ho appena finito di pulire le scarpe dalle crostone di fango. Che lavoro ingrato. Poi ho anche dovuto pulire tutta la conseguente inzozzatura. E questa è la conseguenza per aver dimostrato spirito di esplorazione! Ma ordunque, tutto è cominciato quando all'improvviso, nel primo pomeriggio di una bellissima domenica, mi ha fulminato l'idea di seguire un percorso ciclabile che fa parte delle due sponde del Reno: allora sono saltato sulla cara rediviva Spinnrad e via!
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Quei maledetti continuano a lavorare |
Anche se ormai non mi sembra più vero da quanto sono avanzati i lavori nel maledetto cantiere, il mio studentato è proprio sul lungofiume, quindi mi basta prendere un paio di svolte e buttarmi giù per la discesa per trovarmi davanti al Padre Reno. Questa volta, anziché puntare a sud verso il grande parco di Gronau e la torre delle poste mi sono diretto deciso verso nord, in direzione Colonia (che dista circa 35 chilometri). Ho passato speditamente vari attracchi di traghetti fluviali, la biblioteca regionale, lo Alter Zoll, una sorta di bastione, ex dogana sul fiume, da cui spuntano un po' di cannoni (alcuni rivolti verso l'interno della città, in realtà), poi un palazzone che assomiglia a una cattedrale (discretamente inquietante di notte), la sala dei concerti cubica e il
ponte Kennedy. E qui mi ritrovavo infine nella zona nord di Bonn, quella che ho esplorato meno, soprattutto il lungo-Reno, che fin qui, ammetto, ho snobbato. Ma devo dire che non è meno piacevole della sua controparte meridionale: non è chiusa da mura sul lato verso la città, lo sguardo spazia e dall'altro lato si scorge Beuel e, più avanti, la
chiesa doppia. La pista ciclabile è lontana dalla strada e si sfreccia in mezzo agli alberi.
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Sguardo verso sud |
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Beuel |
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La Doppelkirche! |
Prima sosta: l'opera, dedicata a chi? Ma sì, a lui, al Luigi! LvB! Che si è anche meritato l'onore di avere un ritratto gigante bifronte abbastanza bizzarro: il Beethon.
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L'opera |
Ma via, il mio fiero sguardo mirava a nord, molto più a nord, e i pedali eseguivano la mia caparbia volontà portandomi oltre i blocchi di palazzoni del famigerato (?) Tannenbusch e del Römerlager. Questo, come dice il nome, era il sito del primo nucleo romano della città, che non era poi nient'altro che un campo militare da cui i legionari della XII Rapax guardavano trucemente i germani oltre il fiume. Ora la zona è periferica e piena di blocchi di condomini e studentati, che risultano però molto piacevoli (sarà una forma di nostalgia verso Milano). E in più c'è una pregevolissima ricostruzione di gru romana, il Römerkran.
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Belle architetture |
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Qui c'erano i romani bla bla bla |
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I palazzoni |
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Una gru romana! |
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Vietato attraccare. Interessante. |
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Nettuno! Anche a Bonn c'è un sistema solare in miniatura! Continua la caccia ai pianeti! |
Sempre più a nord, dopo un altro ponte, i dintorni si fanno sempre più sonnacchiosi ed entro nel Graurheindorf (che si contrappone a Schwarzrheindorf dall'altra parte, tutti nomi che vengono da ordini cistercensi), che è uno dei vari piccoli comuni inglobati nella città qualche decennio fa, e infatti mantengono un'atmosfera da paesino. Qui, mi si presenta uan vista particolare, di cui sinceramente non avevo sospettato l'esistenza: il porto di Bonn! Ecco che spunta qualche impianto industriale e scatoloni colorati ammucchiati. Dopo la Ruhr, mi sembra di vedere una riproduzione in miniatura. La zona è tutto sommato idillica, dall'altra parte del fiume la città è scomparsa a favore di un bosco; l'industria aggiunge un bel tocco surreale!
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Ohibò. |
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Foto di straforo... |
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Però, sono arrivato lontano! |
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Niederkassel (Mondorf) |
Ora si potrebbe dire che mi ritrovo in mezzo alla campagna, che poi non si sa quanto duri, sapendo che da un momento all'altro potrebbe spuntare fuori un mostro come la raffineria di Godorf. Ma per ora c'è campagna e mi accingo a prendere il battellino per svignarmela sull'altra sponda. Sarà il traghettino, sarà il fiume largo e tranquillo, sarà la pseudocampagna, sarà l'autunno e la regione quasi nordica, ma il mio pensiero va brevemente a qualche angolino di Norvegia... Garrisce la bandiera di Niederkassel, e mi ritrovo a Mondorf!
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Aspettando |
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In mezzo al Reno |
Non perdo tempo (il tramonto è vicino) e mi inoltro nel bosco sulla riva. Mi saluta un cartello un po' strano.
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"Attenzione! Alberi a rischio caduta - Utilizzo dei sentieri a proprio rischio - Pipistrelli nella residenza invernale - Il sindaco". Un evidente messaggio in codice. |
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C'è una specie di caletta nascosta circondata da verde (in realtà poco verde in questa stagione), e in realtà questa parte della riva sembra avere una conformazione particolare ed è un piccolo parco naturale. Il fatto è che qui sfocia nel Reno il Sieg, che crea varie ramificazioni e scorre in una zona semipaludosa, o per lo meno caratterizzata da un terreno fortemente infiltrato d'acqua. Ho vagato un po' in mezzo all'alberume e a quartierini tranquilli, poi sono arrivato al fiume vero e proprio. Purtroppo in questa stagione non è attivo il traghetto a corda, e quindi mi accontento del ponte-stradone, su cui rifaccio conoscenza delle auto e mi ricordo di essere in territorio urbanizzato.
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Mi vendo di nuovo a pedalare in quel di Sandefjord, in Norvegia... |
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Bergheim |
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La natura del Sieg |
Dopo un raccordo "rientro" verso il Reno, passando all'ombra del grande ponte. È una specie di terra di nessuno fra due paesotti. Vorrei continuare lungo la riva verso la Doppelkirche che si vede in lontananza e magari passare accanto a un cimitero ebraico segnato sulla mappa, ma quando arrivo alla prima curva, scopro che la strada è bloccata per
Deicharbeiten, lavori alla "diga", probabilmente a degli impianti di drenaggio. Il terreno è tutto sottosopra, si vedono zone acquitrinose e montagnole di terra e fango. E qui decido di applicare una geniale modifica al percorso che sto seguendo sulla cartina: tornando indietro, vedo che uno stradone sterrato che passa accanto a qualche ruspa è accessibile. Vabbe', qui non c'è nessun cartello che me lo impedisce, no? mi dico. E lo imbocco con spavalderia.
Bravo fesso.
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Una ruspa. Avrei dovuto cogliere l'avvertimento. |
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Un misterioso impianto |
All'inizio il terreno è molto morbido e a tratti fangoso; è molto elastico, sembra quasi di rimbalzare! Passo la ruspa e mi inoltro nell'oscurità, perché il sole se ne è già andato e qui c'è solo l'illuminazione lontana del ponte. A un certo punto il fango diventa troppo denso e profondo e smonto dalla bici. Qui il terreno rivela la sua natura infida: mentre passo accanto agli impianti idrici, scopro che a tratti è solido, a tratti si sprofonda nel fango molle fino alla caviglia, senza preavviso... Le pozzanghere sparse qua e là non sono d'aiuto, è imprevedibile! La situazione peggiora e il terreno assomiglia sempre più a dei "fanghi mobili". A questo punto tanto vale andare avanti nel buio, anche se potrebbe benissimo essere un vicolo cieco! Affannosamente sollevo la bici, mi porto su un argine che tanto più solido non è e per fortuna scopro che dietro una ruspa vicina c'è una via di uscita oltre la recinzione. Ma che spaghetto! A rassicurarmi spunta la ben nota chiesetta doppia. Fiù!
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La luna mi guardava ironica |
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La salvezza! |
E così mi avvio tutto bello infangato verso il centro città eccetera: da qui la strada mi è famigliare. I miei complanari si saranno chiesti cosa ci facevano delle scarpe con un bel crostone di fango da un centimetro fuori dalla porta, e potrei provare a rispondere grazie alle
Schlagfertige:
Mut ist wissender Widerstand gegen das überall bedrohende Leben.
Il coraggio è una resistenza consapevole alla vita che ci minaccia da ogni parte.
Frank Thieß