Diario di bordo di un matematico (?) in Erasmus nel cuore d'Europa

19.10.10

In diretta dalla cucina

Questa sera c'erano i presupposti per un avvenimento che sa di abbastanza storico: niente da fare la sera, nessuna uscita, l'umore giusto e nessuna scappatoia.

Dovevo cucinarmi il cibo.

Senza microonde.


A dire la verità, vagabondando per l'Europa mi era già capitato. Per esempio in Danimarca, come ben si ricorderanno i miei compagni di viaggio d'allora, dove preparai dei fusilli forse (forse) troppo al dente. O in Ungheria, dove mi sentii dire dalla nonnina che mi affittava la stanza, dopo un po' che armeggiavo con le pentole: "Nem tudsz főzni!", cioè "non sai cucinare!", nonostante l'impegno profuso. E così, deriso e afflitto, raramente mi rimisi ai fornelli. Anzi, diciamo mai.

Ma ora, ora era tutto cambiato. Sia mai che un italiano non sappia cuocere una pasta! E così, conscio di reggere l'onore di un'intera nazione sulle mie spalle (sembra fra l'altro che la precedente italiana del piano si fosse fatta parecchio apprezzare in questo campo),  trovate forze inaspettate e pentole adeguate, afferrata la materia prima che ormai da troppo tempo giaceva solitaria e sconsolata nell'armadietto, iniziò l'impresa (?). Impresa fra l'altro ben documentata, grazie alla collaborazione di Tobias e Daniel, complanari presi un po' alla sprovvista dall'incombenza...

Bolle, bolle l'acqua

Lecker!
Gli strumenti del duro lavoro
Ci siamo quasi!
Irresistibile!
E così, infine i geni italici hanno avuto il sopravvento e delle deliziose penne al sugo con salciccia hanno preso forma, innaffiate da Coca alla vaniglia per l'occasione, dimostrando il buon gusto del cuoco! Giustizia è fatta! E che valga come messaggio per quei quattro scetticoni laggiù (sapete chi siete) che dubitano delle mie qualità in cucina! Mamma, guarda come sono bravo!

Ma alla fine qual è la ricompensa per questi esaltanti momenti? Proprio così. Lavarsi le stoviglie. Maledizione, questo lo sapevo già fare.