Diario di bordo di un matematico (?) in Erasmus nel cuore d'Europa

29.10.10

La ciclomaledizione





 
Libero di pedalare!



Poi è caduta la catena, ma in una bella giornata di sole l'ho rimessa a posto.







Di nuovo libero di pedalare!












Riassunto della situazione
Ma una sera la malvagia catena cadde ancora, in una maniera talmente arzigogolata da costringermi a portarla da qualcuno a sistemarla, lasciandomi in balia dei mezzi pubblici, che, per quanto ottimi e abbondanti, a volte sono un po' lenti. E così, mercoledì scorso, dopo più di una settimana, mi sono deciso a trascinarla finalmente alla Radstation (ciclostazione): un capannone un po' nascosto e inappariscente (unauffällig), nella zona dietro alla stazione, nel lato B di Bonn, non troppo lontano da un po' di palazzi che stanno demolendo. Un bucaccio, insomma. Non che la zona della stazione in sé sia particolarmente accogliente (neanche qui a Bonn). Anche se ho avuto modo di notare, nel loro ufficio, una bottiglia di Coca Cola alla vaniglia, un chiaro indice di buon gusto.



La salvifica Radstation


E così, in un pomeriggio, giusto il tempo di seguire un paio di lezioni, e la Spinnrad era di nuovo pronta e fiammante, fornita di nuova dinamo (l'altra era asfittica), con la catena a posto, il freno in sesto, la gomma tonica e pronta a lanciarsi in nuove corse!

Libero di pedalare!

***

Lo sponsor
E così è stato anche per il giorno successivo: finalmente potevo sfoggiare la mia divisa da bici, con guanti e cappellino con pon pon del St. Pauli! Ma, dopo un'intensa giornata in biblioteca passata a rompersi la testa contro i libri, fattosi ormai buio, volendo tornare a casa, la sorpresa. Dopo un po' di pedalate mi accorgo che la Spinnrad sobbalza e fa un specie di tonfo sordo ritmico. E l'immediata scoperta: la ruota posteriore è sgonfia che di più non si può, manco avesse studiato al posto mio. Che sia colpa di quei maledetti tondini metallici fuori posto nell'asfalto??? Non si sa. Fatto sta che due volte l'ho ripresa dopo averla parcheggiata e due volte mi è andata male. Mugugnando imprecazioni anche in tedesco e finlandese, mi sono rassegnato all'idea del bus e sono tornato mestamente a casa.

Horror



E ora, la povera Spinnrad giace malinconica davanti al castello di matematica. Un posto gradevole, ma credo che la notte le mancherà la compagnia di altre bici. Sigh. Questa è una maledizione! Quando mai potrò riaverti, o mia Spinnrad?

La costernazione - da notare comunque lo stile
Si ringrazia la Wilhelm Press®

24.10.10

Sul ponte


L'oscurità scende, il sole cala a occidente oltre il ponte, dietro la città vecchia. L'aria si fa più fresca, cade una pioggerellina finissima, soffia un vento che muove nuvoloni all'orizzonte, l'atmosfera è più autunnale che mai, e Bonn si presenta in controluce, ricca di suggestioni...



La Beethovenhalle, l'opera in versione multicolore, e dietro i profili dell'università e del Münster



La torre delle poste in lontananza

Bertha von Suttner Platz

... in rosso

In avanscoperta oltre il Reno - La Doppelkirche


Una settimana dopo il Drachenfels, è nuovamente tempo di una gitarella nei dintorni. Scartate un paio di ideuzze, causa anche paccamenti generali, e tenendo conto che purtroppo la bici è ancora fuori uso (ma passerà presto dalla Radstation), la scelta cade ancora una volta su una destinazione al di là del Padre Reno, ma questa volta niente draghi e nibelunghi: solo una tranquilla chiesotta di campagna, in una bella giornata soleggiata.

Il luogo è Schwarz-Rheindorf, a nord rispetto al centro città, e farebbe parte di Bonn, anche se si tratta di un'acquisizione recente, uno dei vari comuni inglobato nella città, un sobborgo pacifico. La sua particolarità è quella di ospitare appunto un chiesotto tardo romanico, più precisamente una Doppelkirche (chiesa doppia), fatta costruire dal 1151 dal futuro arcivescovo di Colonia dell'epoca.


 Doveva avere una certa importanza nonostante la locazione abbastanza secondaria. Stranamente non è stata danneggiata durante la guerra, quindi si è conservata tutto sommato bene. Negli anni '70 hanno deciso di dipingerla per ripristinare l'aspetto originale (contrariamente alle nostre aspettative), mentre l'aggiunta in pietra a vista è dei primi del '900, con un gusto un po' romantico (ma per fortuna senza le pacchianate del Drachenburg).

L'ampliamento moderno

L'interno è più sorprendente: la chiesa è infatti completamente ricoperta di affreschi, rimasti celati a lungo, in gran parte originali del XII secolo, che rappresentano un ciclo teologicamente abbastanza complesso che passa dalla vita di Ezechiele dal Vecchio Testamento alla venuta salvifica di Cristo con citazioni del Nuovo, e che ha provocato vari grattacapi agli storici dell'arte per questa sua particolarità. Ho potuto ammirarli davvero, ma davvero bene, visto che non c'è superficie dipinta che la nostra meticolosa guida abbia tralasciato, durante una visita guidata acchiappata al momento... Caspita, ce n'è da dire anche per una chiesetta così!

La volta centrale

Particolare ovest

Verso l'ingresso

Gli affreschi centrali dal basso
Dall'ingresso


E perché mai si chiama chiesa doppia? Semplice, perché al piano di sopra c'è una specie di sotto-chiesa, con i suoi affreschi, l'organo (che non passa inascoltato), l'altare e u nfonte battesimale! Però a questo punto stavo iniziando a svariare un po', quindi non seguivo moltissimo la guida, che spiegava che probabilmente questa era la zona destinata al popolino...

Dal balconcino

La "sovrachiesa"
Il fonte battesimale con una bella luce


 E per finire un bel giretto per una sorta di porticato che gira attorno alla chiesa, con capitelli ancora originali!

Capitello ariete

La passeggiata esterna

Tramonto

Eh sì, proprio una bella chiesetta sorprendente in un posticino ameno. Mi incammino mentre scende l'oscurità e inizia a cadere a tratti una pioggerellina, arrivando fino al ponte Kennedy, e qui mi si presenta lo spettacolo di Bonn vista dall'altra sponda... di cui è meglio trattare a parte!

In avanscoperta oltre il Reno - Drachenfels


Questo resoconto arriva in realtà un po' in ritardo, più precisamente in ritardo di una settimana. L'ultima settimana infatti non ha lasciato molto spazio, visto che dopo l'università partivano delle attività di studentato, come la cena + festa per i nuovi arrivati, la riunione plenaria della Newmanhaus, la festa di compleanno di uno dei Tobi, un'altra uscita serale a Colonia... Ma è ora di riprendere la narrazione!

Dopo aver scarpinato a lungo per il centro di Bonn, sempre sulla sponda occidentale del Reno, era giunto infine il momento di spingersi in avanscoperta sull'altro del lato del fiume, proprio come avevano fatto ai loro tempi i romani, che stazionavano e svernavano qui con le loro legioni presidiando il confine dell'impero. Col timore di chi si incammina verso lande barbariche, lasciando la confortevole città in una giornata bigia, salgo sulla metro che mi porterà là...

La metà è Drachenfels, la roccia del drago, la montagna (320m) dove a quanto pare Sigfrido avrebbe ucciso il drago, bagnandosi poi nel suo sangue per guadagnare l'invulnerabilità. Ecco, ora sapete dove è successo. Anche se il paesino sotto, Königswinter, e i dintorni sembrano piuttosto pacifici; la roccia sarebbe fra l'altro la montagna (ma direi il colle) più "salito" d'Europa, secondo le statistiche ufficiali. Più che altro, qui da più di un secolo i vari fan dei nibelunghi e di Wagner hanno avuto l'occasione di piazzare un bel po' di kitsch e pacchianate assortite in stile pseudo-germanico lungo l'ascesa al panorama.


Pigri!
La Nibelungenhaus
L'irresistibile indovina meccanica
Dopo un breve tratto di salita (a piedi, evitando il trenino per pigri), dopo aver superato vari negozietti di miele e delizie tipiche e un insieme un po' bizzarro di baracconi da sala giochi ripescati direttamente dagli anni '70 (quando in realtà non c'erano ancora davvero videogiochi), fra cui un'indovina meccanica che non posso consultare causa mancanza di monetina, infatti, si capita davanti all'abbastanza sconcertante Nibelungenhaus, costruita guarda caso nel centesimo anniversario (mi sembra) della nascita del caro Riccardo Wagner. Da notare il buon gusto e la verosimiglianza storica. Fatto sta che oggi la casa dei nibelunghi ospita un bel rettilario, come si capisce dal cartello che mostra un alligatore, che invita a entrare per ammirarlo. Si tratta probabilmente di discendenti dell'antico drago. Nella bella stagione vengono addirittura messi in vasche all'aperto!



Ma ecco che si arriva all'attrazione principale: il Drachenburg!
Orpo!

Se la Nibelungenhaus aveva lasciati un po' interdetti, l'effetto del Drachenburg è almeno doppio. Si vede lontano miglia che quest'accozzaglia di torri e guglie che sembra una specie di cattedrale è uno di quei manieri in stile pseudo-gotico come tanti ricchi tedeschi di fine '800 si divertivano a far costruire su uno slancio romantico che idealizzava l'epoca mitica germanica. Ovviamente non si può contrastarne il fascino pacchianissimo e non entrare per dare un'occhiata agli interni (purtroppo ricostruiti in parte, soprattutto dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale). Un fatto buffo è che il suo proprietario, dopo averlo fatto edificare a tempo record per l'epoca (in tre anni) nel 1881, non vi si trasferì mai e visse i suoi ultimi vent'anni a Parigi; in seguito fu ereditato e usato quasi immediatamente come attrazione turistica. Mah. Chi non vorrebbe abitarci???

Sulla scalinata d'ingresso

La sala da pranzo per i ricevimenti...

Volta della saletta per rilassarsi dopo il pranzo

La sala dei vetri

Uno degli spazi per lo svago

Panorama dalla torre nord
Verso Bonn; la torre della posta in evidenza

Magici boschi germanici incantati

Dopo questa divagazione, è d'uopo raggiungere il Drachenfels vero e proprio, dove sorge la rovina di un antico castello, come su ogni altro cocuzzolo di questa catena di colline, il Siebengebirge (sette monti), ma anche una bella bruttura architettonica cosmica con annesso ristorante, da cui si gode però una bellissima vista, nonostante l'atmosfera nebbiolinosa.

Il Drachenburg autentico

Il bello, il Reno verso sud...

... e il brutto.

E infine, ora di tornare a casa, passando per una bella crêpe calda, con un epilogo. In serata, volendo raggiungere altri per un'uscita in città, prendo la mia Spinnrad, ci salto sopra e... trac! È ricaduta la catena. La maledetta. Senza neanche bisogno di pedalare. Mugugnando mi avvio a piedi, ma qualcuno la pagherà...

La maledetta alla luce del giorno.