L'obiettivo è chiaro: esplorare Colonia e cercare di carpire l'essenza della città. Sembra strano, ma finora è stata solo la meta di qualche passeggiata fugace e di un bel mucchio di cambi di treno. Quindi, parlando di stazione ferroviaria, passaggi sotterranei, panetterie notturne, caffè, la pubblicità dell'acqua di Colonia, l'incredibile viavai continuo di treni e i loro ritardi e il duomo visto dai finestrini arrivando da Bonn, siamo a posto, ho maturato una certa esperienza. Il duomo, sì e no: o era notte (e dentro magari c'era una messa notturna, la
Nightfever) o c'era sempre messa (cantata). Attorno al duomo, nì, più o meno... Poi potrei aggiungere il consolato italiano, tristolino, e basta.
La prima volta da quando sono qui che sono andato a Colonia, e quindi più o meno 17 anni dopo la prima vera volta, era assieme a Wilhelm e a un suo amico, di notte, dopo aver bidonato con arte il gruppone Erasmus che stava andando a un qualche party in città. Già dalla metro si sentiva la differenza: era più urbana, più sporca, più decadente, meno borghese di quella di Bonn. La metropoli renana già si faceva sentire. Poi siamo spuntati fuori e siamo arrivati al cospetto del mostro che domina Colonia: der Dom.
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Appena usciti... |
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... eccolo! |
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La facciatona |
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Ciao! Sono lì in basso... |
E bisogna dire che effettivamente è grosso. Davvero grosso. Preparandosi a qualcosa di mastodontico non ci si aspetta questo gigantesco scuro blocco massiccio delle due torri che, più che svettare aggraziate verso l'alto, si impongono con una certa potenza sul panorma cittadino; infatti, la sua altezza (157,38 m, terza cattedrale al mondo, Milano 108,5) non può essere superata per legge da edificio alcuno.
Dopo aver assistito a una messa notturna con rito in latino dal carattere molto medievale nell'immensa grotta della navata principale, ci siamo allontanati perdendoci presto nella rete dei vicoli commerciali della City alla ricerca di una birreria. Il vento gelido e tagliente non aiutava. E questo è stato tutto per la prima tornata, seguita da qualche altra passeggiatina (anche mit Mutter).
Ma ora è giunto il momento di fare sul serio.
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In piazza del Duomo al numero 4. |
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E allora, in una giornata che sembra promettere un bel sole protoprimaverile, ecco che mi alzo di buon'ora (buona nel senso che non è troppo presto) e, sprizzando ottimismo nonostante faccia il
Küchendienst, parto con una bella colazione. È tutto bello e luminoso, e anche la confezione dei cereali mi fa ciao e mi augura una buona giornata :-D
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"Dach!", cioè " 'ngiorno" in dialetto :-D |
E poi via sul trenino giallo della Mittelrheinbahn: Bonn Hbf, Roisdorf, Sechtem, Brühl (patrimonio dell'umanità, prometto che farò il resoconto), Hürth-Kalscheuren, Köln Süd, Köln West e Köln Hbf. È un treno molto meticoloso. E finalmente eccola! C'è da dire che il sole promesso non si è mantenuto; ora le nuvole sembrano di metallo, corrono veloci nel cielo, lasciano senza preavviso spazi al sole che però è troppo chiaro, e non si capisce mai se ci si trovi all'ombra o alla luce. E intanto soffia un vento fortissimo. Tipico di Colonia.
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Esso. |
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La stazione di lato, proprio addosso al duomo |
La piazza è piena di gente, tanti turisti e artisti di strada. Bisogna ricordarsi che il carnevale, iniziato l'11/11, ormai è alle porte, e infatti se ne vedranno dei belli...
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Un tentativo di 3D |
Ma è il duomo a dominare.
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Il Petersportal, l'unico di epoca medievale. |
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Particolari del Petersportal |
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L'altro lato |
Questa è parte della riproduzione in scala reale di una delle guglie in cima all torri: quasi 10 metri di altezza!!!
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Melchiorre, Baldassarre e Gaspare |
Ovviamente la storia del Dom è piena di iperboli ed esagerazioni. Quando è stato completato nel 1880 ha mantenuto per qualche anno il primato di edificio più alto del mondo! Nel 1880? Una data un po' sospetta, no? Però è così: la costruzione del duomo è durata più di mezzo millennio, cioè 632 anni e rotti. Il ferragosto (assunzione di Maria) del 1248 l'arcivescovo posò la prima pietra, dopo che nel 1164 Rainald von Dassel era tornato da una "visitina" a Milano in compagna del Barbarossa riportandosi dietro un bel souvenir: nientepopodimenoché le spoglie dei tre Re Magi. Quanto di quelle spoglie gli fosse rimasto (e soprattutto se sono proprio le spoglie giuste, ma non facciamoci queste domande fastidiose) non si sa, visto che sulla via del ritorno ne regalava un po' a un vescovo e un po' a un cardinale facendo sorgere un sacco di osterie "Alle Tre Corone", "Ai Tre Re,", ecc., con sommo dispetto degli ecclesiastici di Milano, a cui rimaneva solo un chiodo della croce. Sulle fondamenta di un antico nucleo di chiese lavorarono quindi per 350 anni prima di completarlo, ma diventò da subito una delle più ambite mete di pellegrinaggio.
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Federico |
Un momento. Prima erano 632 anni. Sì, solo che attorno al 1560 architetti, arcivescovi, artigiani, abitanti e insomma un po' tutti dovevano essersi stufati, tanto da abbandonare il cantiere. Per quasi tre secoli, quindi, il simbolo della città fu il corpo centrale della cattedrale, senza torri, con molte gru (alte 60 metri, dicono) lasciate a sé stesse (ciò mi ricorda molto la situazione dei cantieri in Italia). Doveva però essere già una vista imponente, dato che Petrarca (sorpresa!), in visita nell'estate del 1333, si lanciava già allora in superlativi. Nel 1842 i coloniesi si rimboccarono le mani e, col sostegno popolare e di Guglielmo I, si arrivò al completamento. Ma, un po' come al duomo di Milano, c'è anche qui una "Veneranda fabbrica" che fa girare periodicamente le impalcature tutt'attorno al chiesone, anche a causa dei danni subiti durante la guerra.
Si entra! Dopo aver aspettato la fine della messa (che non sono riuscito a dribblare neanche questa volta) e fatto andare avanti prima quelli per le benedizioni, mi danno il via libera...
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Foto dritta |
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Il simbolo di Colonia (le tre corone dei Magi) a sinistra |
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Mentre aspettavo ho scattato... |
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Transettino (si chiama così?) |
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Ma che posa, arcivescovo! |
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Da dietro l'altare |
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Qui dentro dovrebbe esserci quel che rimane dei poveri Re Magi |
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La luce continuava a cambiare |
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Il coro interno |
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Una vetrata in cattiva risoluzione |
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Angolo nel transetto: in pratica, ci stanno un paio di chiese normali |
La chiesa è davvero enorme, dentro, ma è tutta protesa verso l'alto. È buffo come, dopo un paio di visite, si rischi di fare quasi l'abitudine alla gigantosa gigantezza del duomo e di considerare questo come normale e tutte le altre chiese piccole.
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Una curiosità: all'inaugurazione, nel 1880 quindi, l'arcivescovo non era presente. Si dà il caso che si trovasse in Olanda per sfuggire all'arresto, in piena Kulturkampf bismarckiana. Ma il rapporto fra cittadini e vescovone non è mai stato molto pacifico. Ci si può immaginare che nessuno dei due gruppi fosse uno stinco di santo (o dei Re Magi, che è stato donato da Colonia a Milano a inizio '900 con un paio di fibule, li trovate in Sant'Eustorgio) e che fossero un po' tutti dietro ai loro interessi. Fatto sta che con una rivolta popolare Anno II (1010 - 1075) venne cacciato fuori dalle mura, ma non si diede per vinto e vi rientrò, armato per l'occasione. Seguirono dei giorni non felici per i ribelli. Negli anni e secoli successivi, nonostante la mediazione di Albertus Magnus per mettere d'accordo tutti, gli attriti rimasero stabili e nel 1288 venne espulso Engleberto II, a cui non riuscì il rientro. La situazione non fu mai buona, e dal '500 in poi (credo) le residenze arcivescovili e del clero erano fuori città, a Brühl e Bonn. Nel 1837 registriamo l'arresto dell'arcivescovo da parte delle truppe prussiane nel suo palazzo.
Fazit: pensateci due volte prima di arcivescovocolonizzarvi.
Ma, anche se il duomone è il nucleo della città, bisogna iniziare a rivolgere lo sguardo altrove. Ho deciso di evitare la City, cioè le vie moderne dello sfrenato schiòpping colonitano e dedicarmi alla Altstadt. Purtroppo, quella che vediamo ora non è più molto
alt (vecchia): quella originale è stata quasi rasa al suolo da bombardamenti a tappeto durante la seconda guerra mondiale e molto poco si è salvato. Negli anni '50 è stata però ricostruita cercando di non tradirne lo spirito. Molti secoli prima, al tempo dei romani e della loro colonia CCAA, Colonia Claudia Ara Agrippinensium, dal nome di colei (madre di Nerone) che le diede la dignità di città nel 50 d.C., buona parte di questo quartiere era in realtà un'isoletta che proteggeva un piccolo porto, che però molto presto si congiunse alla terraferma.
In marcia!
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La piazza dietro il duomo con un sacco di sk8er |
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La sagoma del museo Ludwig |
Passando oltre i resti di una strada romana con sistema di canalizzazione, inizio con la prima stradina. Gli spazi si fanno più stretti, spuntano i locali, le birrerie tipiche e già si vede gente travestita o in uniformi da guardia del '700 o giù di lì.
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La ricostruzione moderna di una casa del '400, quando il commercio fioriva e le gilde dettavano legge |
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La Sion è una delle birre kölsch più diffuse |
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Elementi interessanti |
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La torre del municipio |
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Verranno o andranno di sicuro a uan delel varie "sessioni" di Carnevale (Karnevalsitzungen) |
Piegando a un angolo mi calo in un piccolo pezzo sotterraneo di Colonia, dove giacciono le rovine di un antico canale fognario, che nel medioevo venivano chiamati "gallerie del diavolo", e quelle del pretorio romano, un edificio imponente anche se non molto creativo. poco oltre c'è la tranquilla piazzetta del municipio, che è il sito di un grande scavo nella zona di quello che era il quartiere ebraico, il più significativo a nord delle Alpi ai tempi dei romani e per molto tempo. Il municipio ha una bella loggia del '500.
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Il municipio vecchio |
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Paret di quello nuovo |
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La loggia |
A proposito di arcivescovi, la loggia presenta dei rilievi che narrano la storia di uno che affamò un leone per una settimana per darvi in pasto il governatore romano con l'inganno, invitandolo a pranzo. Ma questi uccise la bestia e non fu molto carino col suo rivale. Eh, questi arcivescovi. Proseguo verso la piazza del vecchio mercato.
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Lo Altmarkt |
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Un eroe cittadino in controluce. Mi scuso. |
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Il duomo fa capolino |
Ora, mi devo scusare, ma purtroppo mi sono perso due elementi tipici di Colonia che danno su questa piazza, per cui mi vedo costretto a ricorrere a foto di repertorio.
Il primo è il Kallendresser, che, letteralmente, è uno che "caga nella grondaia".
Dress è una delle innumerevoli (più o meno dieci) parole che i colognini hanno per esprimere uno dei prodotti meno nobili del corpo umano, sembra che abbiano una passione. Questa è la ricostruzione moderna dell'originale andato distrutto. Tre spiegazioni:
- L'abitante del piano era molto scocciato dalle esercitazioni del musicista al piano di sotto e decise di esprimere in tal modo il suo dissenso.
- Il piano era abitato da uno che proprio non aveva voglia di andare alla ritirata in cortile e che quindi si è trovato una alternativa.
- Era un segnale di dissenso dei borghesi nei confronti del consiglio del municipio, visto che il suo popò è proprio in quella direzione.
Il secondo, in risposta, è il Platzjabbeck, una faccia sulla torre del municipio che fronteggia il Kallendresser e che ogni ora tira fuori la sua bella linguona rosa per fare una pernacchia ai succitati borghesi.
Arrivo alla piazzetta del Groß Sankt Martin, un altro chiesone con manie di grandezza: col suo torrione di quasi 80 metri sembra più una specie di fortezza. Dentro è molto spoglio e sembra quasi la grande sala di un castello.
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Architetture di dubbio effetto |
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Foto dritta |
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La piazzetta, il retro dello Altmarkt |
In un angolino della piazzetta faccio conoscenza con due delle più famose maschere di Colonia, due autentici colonitani: Tünnes und Schäl!
Tünnes rappresenta l'anima gretta e contadinotta della città, mentre Schäl è elegante, crepuscolare e si sente superiore al suo compagno, ma nei loro confronti verbali non ci fa mai la figura del più sveglio.
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Tünnes (cioè Anton)... |
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... e Schäl! |
Da qui in poi inizio a girovagare per le viuzze, facendo anche capolino sul Reno e godendomi i locali pieni di gente in vena di carnevale e i
Geck, i tipi in costume tipico e non, che vanno e vengono dalle loro sessioni, e vi lascio alle suggestioni del luogo.
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Un Grinkopf, un vecchio supporto architettonicoa dir la verità un po' inquietante |
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Il mercato del pesce e il Groß St. Martin |
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Il ponte Hohenzollern |
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Dä schäl Zick, il lato sbagliato del Reno. |
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Lungoreno |
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Una delle poche case originali, del '600 |
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Il "museo della birra"!!! |
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Qui si vantano di aver ospitato 86892 concerti jazz |
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Il "museo della birra"!!! 18 diverse varietà! |
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Testo di una canzone su due soldati beoni e una danzatrice |
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Altra casa d'epoca |
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Lo Heumarkt, con la statua equestre di un Guglielmo e tubi sullo sfondo |
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Lo Heumarkt, il mercato del fieno |
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Misteriosi tubi per le strade |
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Il Gürzenich, uno dei saloni per feste e ricevimenti più ambite della città e mecca del Carnevale |
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Una vecchia chiesa incastrata fra gli edifici |
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Scultura di pianta di tabacco spunta da un'ex-fabbrica di sigarette |
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Qui è stata inventata l'acqua di Colonia! |
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Gli scavi in piazzza del municipio: c'è anche un bagno ebraico, una micvè |
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Sede della Früh, uan delle maggiori birre kölsch |
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Fontanella |
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Rilievi degli Heinzelmännchen, gnomi di città che svolgono un mucchio di lavori. "Ma io non li ho mai visti", scrive Ernst Weyden nel 1826. |
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Uno scorcio del cuore commerciale di Colonia... |
Ormai è buio, il vento continua a soffiare e riecheggia
dr decke Pitter, il Pietro grasso, la campanona (la più grande campana oscillante del mondo! O qualcosa del genere) del duomo e mi avvio verso al stazione.
Cosa dire di Colonia? Sembra una città complessa, di sicuro non ammaliante come altre al primo sguardo. Ha sofferto moltissimo la guerra, e oggi si presenta come uno strano guazzabuglio di antico, moderno e ricostruito, il duomo accanto allo shoping sfrenato, condomini nuovi a ridosso delle chiese antiche, tutto annodato, un gran casino; un insieme non morbido, forse a volte ostico. Si sente la sua storia a fasi alterne di splendore e torpore e di grandi tensioni cittadine. Non ne sono ancora del tutto convinto, ma la sento abbastanza vicina a Milano come anima. Credo che sappia avvolgere a poco a poco coi suoi contrasti, le sue bizzarrie, come il Carnevale, i suoi ammassamenti e i suoi grandi vuoti. Un grande mosaico con tante tessere scompaginate.
Chiudo questa prima esplorazione con un proverbio olandese:
Colonia e Aachen non furono costruite in un giorno.
Ma di Aachen parlerò un'altra volta, per ora pensiamo a Colonia...
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